Nel giudizio di opposizione allo stato passivo, l’opponente e’ tenuto, a pena di decadenza, solo ad indicare specificatamente in seno al ricorso i documenti gia’ prodotti nel corso della verifica dello stato passivo innanzi al giudice delegato; ne consegue che, in difetto di produzione del documento indicato specificatamente in ricorso, il tribunale deve disporne l’acquisizione dal fascicolo della procedura fallimentare ove esso e’ custodito.

 

 

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Corte di Cassazione, Sezione 1 civile Sentenza 1 giugno 2017, n. 13888

Integrale

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello – Presidente

Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere

Dott. GENOVESE Francesco Antonio – Consigliere

Dott. NAZZICONE Loredana – Consigliere

Dott. FICHERA Giuseppe – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso iscritto al n. 1331/2015 R.G. proposto da:

(OMISSIS) s.p.a. (C.F. (OMISSIS)), in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dall’avv. (OMISSIS), elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avv. (OMISSIS).

– ricorrente –

contro

Fallimento (OMISSIS) s.n.c. (C.F. (OMISSIS)), in persona del curatore pro tempore.

– intimato –

avverso il decreto del Tribunale di Bari depositato il 5 dicembre 2014.

Sentita la relazione svolta all’udienza del 19 aprile 2017 dal Consigliere Giuseppe Fichera.

Udite le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale Luigi Salvato, che ha chiesto il rigetto del ricorso.

FATTI DI CAUSA

(OMISSIS) s.p.a. impugna per cassazione il decreto del Tribunale di Bari, depositato il 5 dicembre 2014, che respinse l’opposizione allo stato passivo del fallimento della (OMISSIS) s.n.c., relativa a crediti, di natura tributaria e previdenziale, fondati su talune cartelle esattoriali notificate alla debitrice in bonis.

Assunse il tribunale che, pure non essendo necessaria la prova della notifica delle cartelle, ai fini dell’ammissione al concorso, in difetto degli estratti del ruolo muniti di asseverazione di conformita’ al medesimo, la domanda doveva andare respinta, non essendo sufficienti i referti di notifica delle cartelle, peraltro neppure prodotte nel giudizio di opposizione.

Il ricorso e’ affidato a tre motivi; il fallimento della (OMISSIS) s.n.c. non ha spiegato difese.

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. Con il primo motivo la ricorrente deduce la violazione dell’articolo 2719 c.c., in relazione all’articolo 215 c.p.c. e dell’articolo 112 c.p.c., avendo il tribunale ritenuto inidonei a dimostrare il credito vantato, i prospetti riassuntivi del credito, poiche’ privi di asseverazione di conformita’ al ruolo, nonostante la curatela opposta non avesse sollevato alcuna contestazione sulla detta conformita’.

Con il secondo motivo assume la violazione dell’articolo 115 c.p.c. e del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 87 poiche’ il tribunale non ha accertato la conformita’ all’originale dei prospetti riassuntivi prodotti da essa opponente, riproducenti il ruolo formato dall’amministrazione.

Con il terzo motivo lamenta la violazione dell’articolo 168 c.p.c., comma 2 e articolo 36 disp. att. c.p.c., atteso che il tribunale non ha accolto l’istanza avanzata dall’opponente, tesa ad ottenere l’acquisizione del fascicolo della fase di formazione dello stato passivo, contenente le cartelle di pagamento relative ai crediti in contestazione.

2. I primi due motivi del ricorso, avvinti da comune oggetto, sono infondati.

Invero, secondo l’orientamento di questa Corte, non incorre nella violazione dell’articolo 112 c.p.c. il tribunale che, esercitando il proprio potere d’ufficio di accertare la fondatezza della domanda proposta, rigetti l’opposizione allo stato passivo proposta dal creditore, dovendo l’accertamento sull’esistenza del titolo dedotto in giudizio essere compiuto dal giudice ex officio in ogni stato e grado del processo, nell’ambito proprio di ognuna delle sue fasi, in base alla risultanze rite et recte acquisite nei limiti in cui tale rilievo non sia impedito o precluso in dipendenza di apposite regole processuali (Cass. 06/11/2013, n. 24972).

Nella vicenda all’esame di questa Corte, allora, il Tribunale ha ritenuto che il prospetto intestato “descrizione di dettaglio chirografo/privilegio” non fosse idoneo a provare il credito vantato dal concessionario della riscossione, non trattandosi all’evidenza di quel ruolo, che ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, articolo 87, comma 2, costituisce documentazione idonea ad ottenere l’ammissione al concorso.

E’ irrilevante, allora, accertare se il curatore avesse o meno disconosciuto la conformita’ del prospetto prodotto al ruolo formato dall’ente impositore, come pure indagare sulle ragioni dell’omessa verifica di siffatta conformita’ da parte del giudice, per la decisiva circostanza che, appunto, non si trattava di un ruolo (o della sua riproduzione in estratto: cfr. Cass. s.u. 02/10/2015, n. 19704), cioe’ di un “elenco dei debitori e delle somme da essi dovute formato dall’ufficio ai fini della riscossione a mezzo del concessionario” (Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 10, lettera b)), bensi’ di un documento che si limitava a descrivere in dettaglio gli importi vantati dall’Amministrazione, corredati dall’indicazione della loro natura chirografaria o privilegiata.

3. Il terzo motivo e’ fondato.

3.1. Com’e’ noto, questa Sezione ha piu’ volte affermato che il giudizio di opposizione allo stato passivo, come disciplinato dal Decreto Legislativo 9 gennaio 2006, n. 5, novellato dal Decreto Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, e’ regolato dal principio dispositivo, sicche’ al creditore, la cui domanda ex articolo 93 l.fall. sia stata respinta dal giudice delegato, e’ fatto onere di produrre nuovamente, dinanzi al tribunale, nel corrispondente procedimento ex articolo 99 l.fall., la documentazione gia’ depositata in sede di verifica del passivo, che non puo’ essere acquisita ex officio (Cass. 14/12/2015, n. 25174; Cass. 16/01/2012, n. 493; Cass. 08/11/2010, n. 22711).

Peraltro, di recente questa Corte ha precisato che qualora l’opponente abbia tempestivamente indicato in ricorso la documentazione di cui intende avvalersi, facendo riferimento per relationem a quanto gia’ prodotto davanti al giudice delegato con formula non di stile, tale da non lasciare dubbi sull’identita’ degli atti su cui vuole fondare l’opposizione, e ne abbia contestualmente formulato istanza di acquisizione, non e’ ravvisabile alcuna sua negligente inerzia, idonea a giustificare il rigetto del ricorso per inosservanza dell’onere della prova, potendo quell’istanza essere interpretata come autorizzazione al ritiro della documentazione, ex articolo 90 l.fall., applicabile in virtu’ della sua portata generale anche al procedimento di opposizione allo stato passivo (Cass. 21/12/2016, n. 26639; Cass. 14/07/2014, n. 16101).

3.2. Ritiene il Collegio che il tenore della norma in esame, letta alla luce del principio di non dispersione della prova ormai acquisita al processo (ribadito da ultimo da Cass. s.u. 10/07/2015, n. 14475), nonche’ delle recenti novelle legislative in tema di deposito telematico obbligatorio delle domande e dei documenti nella verifica dello stato passivo, impongano una puntualizzazione del descritto orientamento.

Invero, l’articolo 99, comma 2, n. 4) l.fall. – nel testo vigente, come da ultimo novellato dal Decreto Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, articolo 6 – dispone testualmente che nell’opposizione allo stato passivo, il ricorso deve contenere “a pena di decadenza (…) l’indicazione specifica dei mezzi di prova di cui il ricorrente intende avvalersi e dei documenti prodotti”.

E’ chiaro, dunque, come la norma in esame imponga all’opponente la mera indicazione dei documenti che abbia gia’ prodotto nel giudizio, vale a dire sia dei documenti nuovi che intenda allegare per la prima volta al ricorso in opposizione, sia di quelli gia’ inseriti nel fascicolo della procedura fallimentare, un tempo attraverso il loro deposito da parte dell’istante nella cancelleria del giudice delegato e oggi – dopo la radicale novella dell’articolo 93 l.fall., introdotta dal Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179, articolo 17 convertito con modificazioni dalla L. 17 dicembre 2012, n. 221 -, trasmessi telematicamente al curatore unitamente alla domanda di insinuazione al passivo e da quest’ultimo depositati in cancelleria, salvo che per i titoli di credito, il cui originale deve essere sempre depositato a cura dell’istante presso la cancelleria del tribunale (articolo 93, comma 2, u.p., l.fall., come da ultimo novellato dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228).

Del resto, la natura sommaria del procedimento di verifica dei crediti, incompatibile con un pieno esercizio del diritto alla prova, esteso pure a quelle che non siano di pronta spedizione, rende evidenti le peculiarita’ del giudizio di opposizione, in seno al quale sorge l’esigenza di accordare all’istante ampia facolta’ di articolare prove nuove, anche costituende, palesandosi quindi del tutto priva di rilievo processuale una distinzione tra le produzioni documentali precedenti e quelle contestuali al deposito del ricorso in opposizione, unico essendo il termine di decadenza per l’ingresso nel processo della prova documentale, come imposto dall’articolo 99 l.fall., ridetto comma 2.

3.3. Se, allora, la decadenza istruttoria di cui si discute dipende soltanto dalla omessa indicazione e non anche dal mancato deposito innanzi al tribunale di quei documenti, gia’ comunque portati alla cognizione del giudice delegato nella fase di verifica dello stato passivo, restano da trarre le conseguenze del caso in tutti quei giudizi in cui l’opponente, pure indicando in ricorso i documenti gia’ prodotti di cui intende avvalersi, ometta tuttavia di depositare tali atti anche nella fase di opposizione allo stato passivo.

3.4. Ora, e’ noto che nei giudizi di natura impugnatoria, in virtu’ del richiamato principio dispositivo, i documenti prodotti nel precedente grado di giudizio e custoditi nei rispettivi fascicoli di parte, sono di regola portati alla cognizione del giudice dell’impugnazione attraverso la riproduzione del medesimo fascicolo innanzi al nuovo giudice.

Una siffatta disciplina generale, tuttavia, non pare applicabile nel giudizio di opposizione allo stato passivo avuto riguardo, per un verso, al ridetto tenore dell’articolo 99 I.fall., comma 2 e, per altro verso, alla sicura circostanza che nel procedimento di verifica dello stato passivo non si rinviene una distinzione tra fascicolo di parte e fascicolo d’ufficio, unico essendo il fascicolo della procedura fallimentare, nel quale, ai sensi dell’articolo 90 l.fall., sono contenuti “tutti gli atti, i provvedimenti e i ricorsi attinenti al procedimento”, per l’accesso ai quali e’ sempre necessaria l’autorizzazione del giudice delegato alla procedura.

Va soggiunto che l’unicita’ del fascicolo nel procedimento di verifica dello stato passivo, e’ resa oggi ancora piu’ manifesta dalla vigente disciplina sul deposito telematico in cancelleria delle domande di insinuazione allo stato passivo – ormai obbligatorio a decorrere dal 30 giugno 2014 (ai sensi del Decreto Legge n. 179 del 2012, articolo 16-bis, comma 3, convertito dalla L. n. 221 del 2012, come introdotto dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228) -, poiche’ tutti i documenti allegati alle istanze, una volta trasmessi dal curatore nella cancelleria del giudice tramite posta elettronica certificata, entrano a fare parte dell’unico “fascicolo informatico” dell’ufficio, che com’e’ noto contiene “gli atti, i documenti, gli allegati, le ricevute di posta elettronica certificata e i dati del procedimento medesimo da chiunque formati, ovvero le copie informatiche dei medesimi atti quando siano stati depositati su supporto cartaceo” ( Decreto Ministeriale 11 febbraio 2011, n. 44, articolo 9, comma 1).

In conclusione, deve ritenersi che una volta inserito nel fascicolo fallimentare – un tempo mediante il deposito cartaceo e oggi per via esclusivamente telematica -, il documento di natura probatoria prodotto dal creditore istante, entri a fare parte dell’unico fascicolo della procedura (tenuto all’attualita’ in modalita’ informatica) e come tale sia destinato, in caso di successiva impugnazione dello stato passivo, ad essere acquisito – com’e’ proprio di qualsivoglia atto contenuto nel fascicolo d’ufficio – nella sfera di cognizione del giudice dell’impugnazione, alla sola condizione che esso sia stato espressamente indicato dalla parte che impugna in seno al ricorso in opposizione.

3.5. Va pronunciato allora il seguente principio di diritto: “Nel giudizio di opposizione allo stato passivo, l’opponente e’ tenuto, a pena di decadenza, solo ad indicare specificatamente in seno al ricorso i documenti gia’ prodotti nel corso della verifica dello stato passivo innanzi al giudice delegato; ne consegue che, in difetto di produzione del documento indicato specificatamente in ricorso, il tribunale deve disporne l’acquisizione dal fascicolo della procedura fallimentare ove esso e’ custodito”.

3.6. Ha errato allora il tribunale nel respingere senz’altro l’istanza tesa ad acquisire dal fascicolo fallimentare i documenti indicati in istanza, essendo incontroverso che l’odierna ricorrente in sede di verifica dello stato passivo aveva depositato, unitamente alla domanda di partecipazione al concorso, le copie delle cartelle di pagamento notificate alla societa’ debitrice; documentazione questa specificatamente indicata nel ricorso in opposizione e, dunque, ormai entrata nel giudizio.

4. In definitiva, respinti i primi due motivi del ricorso, in accoglimento del terzo motivo il decreto impugnato va cassato, con rinvio al Tribunale di Bari, in diversa composizione, che si atterra’ al principio di diritto enunciato, provvedendo anche sulle spese del giudizio di legittimita’.

P.Q.M.

Accoglie il terzo motivo, rigetta i restanti.

Cassa il decreto impugnato in relazione al motivo accolto; rinvia al Tribunale di Bari, in diversa composizione, cui demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimita’.

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Avv. Umberto Davide

Fare un ottimo lavoro: questo è il mio lavoro! Su tutte, è indubbiamente, la frase, che meglio mi rappresenta. Esercitare la professione di Avvocato, costituisce per me, al tempo stesso, motivo di orgoglio, nonchè costante occasione di crescita personale, in quanto stimola costantemente le mie capacità intellettuali. Essere efficiente, concreto e soprattutto pratico, nell’affrontare le sfide professionali, offrendo e garantendo, al tempo stesso, a tutti coloro che assisto, una soluzione adatta e soprattutto sostenibile, alle questioni che mi presentano e mi affidano, questo è il mio impegno.