Corte di Cassazione, Sezione 3 civile Ordinanza 29 settembre 2017, n. 22813

Secondo la giurisprudenza di questa Corte la pretesa violazione dell’articolo 2054 c.c., comma 2 non sussiste, in quanto esso ha funzione meramente sussidiaria, operando solo nel caso in cui non sono accertabili, mediante indagini specifiche sulle concrete modalita’ del sinistro, le singole responsabilita’.


Corte di Cassazione, Sezione 3 civile Ordinanza 29 settembre 2017, n. 22813

Integrale

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TRAVAGLINO Giacomo – Presidente

Dott. SESTINI Danilo – Consigliere

Dott. RUBINO Lina – Consigliere

Dott. CIRILLO Francesco Maria – Consigliere

Dott. MOSCARINI Anna – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 28261-2015 proposto da:

(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che lo rappresenta e difende giusta procura in calce al ricorso;

– ricorrente –

contro

(OMISSIS), (OMISSIS) SPA;

– intimati –

avverso la sentenza n. 17331/2015 del TRIBUNALE di ROMA, depositata il 26/08/2015;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 23/03/2017 dal Consigliere Dott. ANNA MOSCARINI.

FATTI DI CAUSA

(OMISSIS) convenne dinanzi il Tribunale di Bari il sig. (OMISSIS) e la (OMISSIS), premettendo di aver subito un incidente a causa dell’autovettura Alfa Romeo di proprieta’ del (OMISSIS); che, a seguito del sinistro, erano risultate la distruzione del proprio mezzo e gravissime lesioni personali; che in conseguenza del sinistro era stato sottoposto ad intervento chirurgico ed aveva ottenuto l’accertamento del danno biologico per complessivi Euro 104.692,05, di cui chiedeva il risarcimento.

Il (OMISSIS), costituendosi in giudizio, rappresento’ che il sinistro si era verificato a causa del comportamento di un soggetto terzo, il sig. (OMISSIS), il quale, violando il codice della strada, aveva urtato in modo violento l’auto del (OMISSIS) che aveva, a sua volta, sbandato, oltrepassato la propria corsia di marcia e investito la Panda del (OMISSIS).

Il Tribunale di Bari rigetto’ la domanda di risarcimento del danno in base alla preminente ratio decidendi che impediva di attribuire al (OMISSIS) la causalita’ materiale del sinistro in quanto lo sbandamento, il cappottamento, l’invasione della corsia opposta di marcia e l’urto con l’auto del (OMISSIS) erano stati provocati dall’autovettura di un terzo.

Il Tribunale escluse, pertanto, il nesso eziologico strutturale e materiale tra l’impatto subito dal (OMISSIS) e la condotta di guida del convenuto.

In appello il (OMISSIS) ripropose le proprie tesi criticando la sentenza sul punto relativo all’assenza del nesso eziologico materiale o strutturale. Il Giudice ha confermato la sentenza di primo grado ribadendo che, nell’ambito della responsabilita’ aquiliana, alla causalita’ materiale o strutturale e’ assegnato il compito di individuare il soggetto che ha commesso l’illecito sicche’ il solo impatto dell’auto del (OMISSIS) contro quella del (OMISSIS), atomisticamente considerato, non poteva dirsi fondare una responsabilita’ materiale, se non facendo riferimento all’intera dinamica del sinistro che aveva coinvolto piu’ autoveicoli.

Il giudice ha applicato l’articolo 41 c.p., commi 1 e 2 che, in presenza di una molteplicita’ di cause, antecedenti, contemporanee o sopravvenute, consentono, tuttavia, di individuare se fra tutte le serie causali, ve ne sia una da sola idonea alla causazione del sinistro, interpretando questa sola quale causa del sinistro.

Il giudice ha applicato, nel caso in esame, il criterio della “causalita’ adeguata” e “del piu’ probabile che non” in base ad una valutazione prognostica con valutazione ex ante.

In altri termini, ha ritenuto il giudice d’appello, l’impatto dell’auto del (OMISSIS) contro quella del (OMISSIS) non poteva ritenersi conseguenza “normale” della condotta di guida del primo.

Escluso pertanto il rapporto di causalita’, la Corte d’appello ha rigettato il gravame.

Sull’appello incidentale del (OMISSIS), con il quale la sentenza di primo grado era censurata nella parte in cui, nonostante la sollecitazione al Tribunale a chiamare in causa “jussu iudicis” sia il soggetto terzo sia l’assicurazione, lo stesso aveva omesso di pronunciare sul punto, la Corte d’appello lo ha rigettato in quanto il (OMISSIS) non aveva chiesto la chiamata in causa del proprio assicuratore con una domanda diretta ma si era limitato a sollecitare il giudice in tal senso, non potendo poi dolersi del mancato esercizio, da parte dello stesso giudice, della facolta’ discrezionale di esercitare o meno la chiamata del terzo.

La Corte d’appello ha accolto invece il motivo di appello incidentale del (OMISSIS) relativo al regolamento delle spese processuali nel primo grado del giudizio, avendo il Tribunale illegittimamente addebitato le spese alla parte totalmente vittoriosa.

Avverso la sentenza il (OMISSIS) propone ricorso per cassazione affidato a tre motivi.

RAGIONI DELLA DECISIONE

Con il primo motivo denuncia la violazione ed errata applicazione dell’articolo 2054 c.c. – in relazione all’articolo 41 c.p. e articolo 2055 c.c..

Censura la motivazione dell’impugnata sentenza in punto di valutazione del nesso causale tra il fatto e il danno.

Richiamando la giurisprudenza a Sezioni Unite di questa Corte, sulla quale si era basata la sentenza impugnata, viene censurata la stessa nella parte in cui, nel negare la causalita’ materiale tra il comportamento del (OMISSIS) e il danno arrecato al (OMISSIS), avrebbe escluso qualunque imputabilita’ del fatto al (OMISSIS), in spregio degli articoli 40 e 41 c.p. che trovano applicazione anche nel campo civile.

Sulla base di tutti i principi ribaditi da questa Corte con la sentenza Cass., U. n. 576 dell’11.01.2008 in tema di causalita’, la Corte d’appello avrebbe dovuto concludere nel senso che la causa diretta del sinistro fosse esclusivamente l’impatto con il mezzo del (OMISSIS) sicche’, se tale impatto non fosse avvenuto, l’autovettura del (OMISSIS) avrebbe continuato a percorrere tranquillamente la propria corsia, indipendentemente da quanto accadeva nella corsia opposta.

Vi sarebbero elementi di fatto relativi all’incongruita’ della velocita’ tenuta dal (OMISSIS), sicche’ tale elemento avrebbe certamente influito in modo diretto e prevalente se non esclusivo sul danno arrecato al (OMISSIS).

In base all’articolo 2055 c.c. coloro i quali hanno provocato un danno se il fatto dannoso e’ imputabile a piu’ persone, esse sono tutte obbligate in solido al risarcimento del danno e il fatto che il danneggiato si sia rivolto in giudizio contro uno solo degli autori del fatto dannoso non comporta la rinuncia alla solidarieta’.

Sulla base di questi presupposti la Corte d’appello avrebbe dovuto applicare l’articolo 2055 c.c. che mira, non ad alleviare la responsabilita’ dei concorrenti nella produzione del danno, ma a rafforzare la garanzia del danneggiato, consentendogli di rivolgersi, per l’intero risarcimento, a ciascuno dei soggetti responsabili senza doverli perseguire pro-quota.

Il motivo e’ infondato. La giurisprudenza di questa Corte, U. n. 576/2008 ha distinto la responsabilita’ strutturale o materiale da quella giuridica che collega l’evento al danno: in applicazione di tale sentenza la Corte d’appello ha escluso il coinvolgimento del (OMISSIS) nella responsabilita’ materiale o strutturale dell’evento.

E’ infatti evidente che non e’ stata raggiunta la prova della causalita’ adeguata ed indipendente del (OMISSIS) nella produzione del danno, ma piuttosto lo stretto collegamento tra il primo incidente, subito dal (OMISSIS) e lo sconfinamento di quest’ultimo nella mezzeria di percorrenza del (OMISSIS).

In base agli articoli 40 e 41 c.p. un evento e’ causato da un altro se il primo non si sarebbe verificato in assenza del secondo.

Nel caso di specie non puo’ ritenersi che il (OMISSIS) avrebbe comunque invaso la mezzeria, provocando l’incidente con il (OMISSIS) se non avesse a sua volta subito l’incidente con il terzo danneggiante ne’ puo’ applicarsi la presunzione di cui all’articolo 2054 c.c., comma 2 della pari responsabilita’ dei veicoli nella produzione del danno in quanto, a parte la sussidiarieta’ di tale presunzione, che e’ sempre superabile con la prova liberatoria di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, la presunzione di eguale concorso opera solo nei rapporti tra conducenti dei veicoli entrati in collisione, restando invece esclusa nei rapporti tra i conducenti di altri veicoli (Cass., 3, 07/1/1991 n. 61).

Peraltro la giurisprudenza di questa Corte ha altresi’ escluso la presunzione dell’eguale concorso di colpa di ciascun conducente nello scontro tra veicoli qualora l’incidente stradale si verifichi in due fasi, con un primo impatto tra due veicoli e con una seconda collisione fra uno di essi, distaccatosi dall’altro a seguito di sbandamento con un terzo veicolo, a carico del proprietario dell’ultimo veicolo.

Ne’ puo’ ritenersi pertinente la giurisprudenza relativa all’unicita’ del fatto dannoso richiesto dall’articolo 2055 c.c. ai fini della configurabilita’ della solidarieta’ tra i diversi autori dell’illecito, perche’ la stessa presuppone che le singole azioni, ancorche’ distinte, abbiano concorso in maniera efficiente alla produzione del medesimo evento di danno, il che, nel caso di specie deve essere escluso (Cass., 3, 12/3/2010 n. 6041; Cass, 3, 24/9/2015 n. 18899; Cass. 3, 25/9/2014 n. 20192).

Con il secondo motivo si denuncia la violazione e falsa applicazione dell’articolo 2054 c.c., comma 2. Omissione e travisamento di fatti in relazione a punti decisivi delle controversia.

La Corte d’appello avrebbe errato nel non considerare che il (OMISSIS) non aveva fornito alcuna prova che potesse escludere il concorso ex articolo 2050 c.c., comma 2, non avendo lo stesso dimostrato di aver adottato ogni accorgimento per evitare il sinistro.

Il (OMISSIS) avrebbe dovuto dimostrare che l’incidente fosse stato causato esclusivamente dalla condotta di guida del terzo. Tra gli elementi di prova vi era la sentenza del Giudice di Pace di Bitonto, intervenuta nel giudizio tra il (OMISSIS) e il terzo, in cui quest’ultimo era stato riconosciuto responsabile dei danni subiti dall’autovettura del (OMISSIS). Cio’ tuttavia non poteva far ritenere superata la presunzione di colpa concorrente del (OMISSIS). In sintesi il ricorrente afferma che l’infrazione anche grave come l’inosservanza del diritto di precedenza, commessa da uno dei conducenti, non avrebbe dovuto dispensare il giudice dal verificare anche il comportamento dell’altro conducente al fine di stabilire se, in rapporto alla situazione di fatto accertata, vi fosse stato o meno, un concorso di colpa nella determinazione dell’evento dannoso subito dal (OMISSIS).

Il motivo e’ infondato. Secondo la giurisprudenza di questa Corte la pretesa violazione dell’articolo 2054 c.c., comma 2 non sussiste, in quanto esso ha funzione meramente sussidiaria, operando solo nel caso in cui non sono accertabili, mediante indagini specifiche sulle concrete modalita’ del sinistro, le singole responsabilita’.

In altri termini la presunzione rileva quando non sia possibile accertare l’incidenza delle singole colpe nella causazione dell’evento e non e’ possibile stabilire la proporzione tra le colpe concorrenti dei conducenti. Nel caso di specie la Corte d’appello di Bari ha escluso qualunque incertezza sulle modalita’ del fatto e sulle eventuali colpe dei protagonisti della vicenda: ha ritenuto, invece, che l’evento era riconducibile, unicamente, alla condotta di un terzo automobilista.

Da cio’ consegue anche l’infondatezza del secondo motivo di ricorso. Con il terzo motivo denuncia la violazione dell’articolo 91 c.p.c. ingiusta condanna alle spese.

In coerenza con le prime due censure il ricorrente chiede la riforma dell’impugnata sentenza anche in ordine alle statuizioni sulle spese, con annullamento della condanna inflitta al (OMISSIS).

Il motivo e’ infondato in quanto la statuizione sulle spese e’ consequenziale alla soccombenza.

Conclusivamente il ricorso merita di essere rigettato. Non occorre provvedere sulle spese. Si dispone invece il raddoppio del contributo unificato.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso. Nulla spese. Da’ atto, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma dello stesso articolo 13, comma 1-bis.

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Avv. Umberto Davide

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