Il decreto del giudice delegato di ammissione di un credito allo stato passivo del fallimento, emesso ai sensi della L. Fall., articolo 97, ha natura giurisdizionale, da esso derivando un’efficacia preclusiva esclusivamente endofallimentare, non spiegando, detto decreto, alcuna efficacia nel giudizio promosso dal creditore nei confronti di persona coobbligata del fallito

Per una più completa ricerca di giurisprudenza in materia di diritto fallimentare, si consiglia di consultare la Raccolta di massime delle principali sentenze della Cassazione che è consultabile on line oppure scaricabile in formato pdf

Per ulteriori approfondimenti in materia di diritto fallimentare si consiglia la lettura dei seguenti articoli:

La (nuova) revocatoria fallimentare delle rimesse in Conto Corrente: rilevanza o meno della natura solutoria della rimessa?

Revocatoria fallimentare: elementi rilevati ai fini dell’accertamento della scientia decoctionis.

Contratto di assicurazione e dichiarazione di fallimento, con particolare riferimento all’assicurazione R.C.A.

La sorte del contratto di affitto di azienda pendente al momento della dichiarazione di fallimento.

L’estensione di fallimento alle società a responsabilità limitata socie di una “società di fatto”

Corte di Cassazione, Sezione 3 civile Sentenza 20 marzo 2017, n. 7052

Integrale

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI AMATO Sergio – Presidente

Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere

Dott. VINCENTI Enzo – Consigliere

Dott. DELL’UTRI Marco – rel. Consigliere

Dott. PELLECCHIA Antonella – Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso 3575/2015 proposto da:

(OMISSIS) SPA, in persona del suo procuratore speciale (OMISSIS), elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che la rappresenta e difende giusta procura in calce al ricorso;

– ricorrente –

contro

(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato (OMISSIS) giusta procura in calce al controricorso;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 805/2014 della CORTE D’APPELLO di MESSINA, depositata il 25/11/2014;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 30/01/2017 dal Consigliere Dott. MARCO DELL’UTRI;

udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. MISTRI Corrado, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito l’Avvocato (OMISSIS).

FATTI DI CAUSA

1. Con sentenza resa in data 25/11/2014, la Corte d’appello di Messina, in riforma della decisione del primo giudice, ha parzialmente accolto l’opposizione proposta dalla (OMISSIS) s.p.a. avverso il decreto ingiuntivo ottenuto da (OMISSIS) per il pagamento di somme a titolo di indennita’ di occupazione di un immobile, gia’ concesso in locazione dal (OMISSIS) alla (OMISSIS) s.r.l., a sua volta gia’ utilizzatrice, a titolo di leasing, di macchinari alla stessa concessi in godimento dalla (OMISSIS) s.p.a..

Con la stessa sentenza, la corte territoriale ha rigettato la domanda di risarcimento dei danni proposta dalla (OMISSIS) s.p.a. nei confronti del (OMISSIS).

2. A sostegno dell’originaria domanda proposta in sede monitoria, il (OMISSIS) aveva evidenziato come, a seguito del fallimento della (OMISSIS) s.r.l., il giudice delegato aveva emesso un decreto, ai sensi del Regio Decreto n. 267 del 1942, articolo 97, con il quale aveva disposto la restituzione, in favore della (OMISSIS), dei macchinari dalla stessa concessi in leasing alla (OMISSIS), stabilendo altresi’ un termine entro il quale la (OMISSIS) avrebbe dovuto provvedere al ritiro di detti macchinari presso il bene immobile del (OMISSIS), pena l’assunzione, in proprio, dell’obbligo di corrispondere, in favore del locatore, l’indennita’ per la relativa occupazione.

Sull’opposizione della (OMISSIS) (che, in via riconvenzionale, aveva dedotto il comportamento illecito del (OMISSIS), nell’impedire alla (OMISSIS) di procedere al ritiro dei propri macchinari, senza prima aver corrisposto l’indennita’ di occupazione liquidata dal giudice delegato, formulando conseguentemente domanda di risarcimento per i relativi danni), il giudice di primo grado aveva ritenuto che il ridetto decreto del giudice delegato al fallimento della (OMISSIS) non poteva spiegare efficacia in favore del (OMISSIS), essendo quest’ultimo del tutto estraneo al rapporto sostanziale e processuale intercorso tra la (OMISSIS) e la (OMISSIS), con la conseguente insussistenza di alcun credito dello stesso (OMISSIS) in favore della (OMISSIS).

Con la stessa decisione, il tribunale ha ritenuto “assorbita” la domanda risarcitoria proposta in via riconvenzionale dalla (OMISSIS).

3. Con la sentenza d’appello impugnata in questa sede, in dissenso rispetto alla prospettazione fatta propria dal primo giudice, la corte territoriale, sull’impugnazione principale del (OMISSIS) e su quella incidentale della (OMISSIS) (quest’ultima in relazione all’omessa pronuncia sulla domanda risarcitoria originariamente proposta in via riconvenzionale), ha riconosciuto la piena legittimazione del (OMISSIS) a far propri gli effetti del decreto del giudice delegato al fallimento della (OMISSIS), con la conseguente fondatezza della pretesa di pagamento esercitata in primo grado nei confronti della (OMISSIS), salva la riduzione del credito originariamente rivendicato dallo stesso (OMISSIS), non potendo piu’ considerarsi illecita l’occupazione, da parte del (OMISSIS), del bene immobile del (OMISSIS) nel periodo successivo all’illecito rifiuto di quest’ultimo di consentire il recupero dei macchinari da parte della societa’ di leasing.

4. Avverso la sentenza d’appello, ha proposto ricorso per cassazione la (OMISSIS) s.p.a. (dichiaratasi successore a titolo universale della (OMISSIS) s.p.a. a titolo di fusione per incorporazione), sulla base di quattro motivi d’impugnazione.

5. Resiste con controricorso (OMISSIS), che, premessa la contestazione della legittimazione all’impugnazione della societa’ ricorrente, ha concluso per la dichiarazione d’inammissibilita’, ovvero per il rigetto del ricorso.

6. Con memoria successivamente depositata, la (OMISSIS) s.p.a. ha depositato, ai sensi dell’articolo 372 c.p.c., documentazione diretta a comprovare la propria legittimazione attiva alla proposizione dell’odierno ricorso.

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. Con il primo motivo, la societa’ ricorrente censura la sentenza impugnata per violazione degli articoli 1306 e 2909 c.c. e del Regio Decreto n. 267 del 1942, articoli 95 e 103 (in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3), per avere la corte territoriale erroneamente riconosciuto la sussistenza del credito del (OMISSIS) sulla base di un’erronea interpretazione del provvedimento emesso dal giudice delegato al fallimento della (OMISSIS) s.r.l., in contrasto con la natura meramente endofallimentare di detto provvedimento e, in ogni caso, per la relativa estraneita’ alla sfera giuridica del (OMISSIS), soggetto terzo rispetto al rapporto tra la (OMISSIS) e la (OMISSIS), e titolare di un rapporto (quello di locazione) del tutto diverso e autonomo da quello intercorso tra tali societa’.

Sotto altro profilo, del tutto erroneamente la corte territoriale ha attribuito efficacia al provvedimento del giudice delegato al fallimento della (OMISSIS), non avendo le parti mai provveduto all’esibizione di tale provvedimento, solo sommariamente ricostruito sulla base della comunicazione effettuata dal curatore fallimentare ai sensi del Regio Decreto n. 267 del 1942, articolo 97.

2. Con il secondo motivo, la ricorrente censura la sentenza impugnata per violazione dell’articolo 2909 c.c. (in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3), per avere la corte territoriale erroneamente affermato la successione della (OMISSIS) nel rapporto di locazione tra il (OMISSIS) e la (OMISSIS), non potendo attribuirsi, al richiamato provvedimento del giudice delegato, il potere di trasferire, in capo alla (OMISSIS), la detenzione o il possesso dell’immobile dove la societa’ fallita aveva depositato i macchinari goduti a titolo di leasing per la restituzione in favore della medesima concedente.

3. Con il terzo motivo, la ricorrente censura la sentenza impugnata per violazione dell’articolo 1591 c.c. (in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3), per avere la corte territoriale erroneamente ritenuto che a (OMISSIS) dovesse rispondere per il pagamento dei corrispettivi relativi al godimento dell’immobile concesso in locazione alla (OMISSIS), non avendo la (OMISSIS) mai ottenuto ne’ il possesso ne’ la detenzione dell’immobile del (OMISSIS).

4. Con il quarto motivo, la ricorrente censura la sentenza impugnata per violazione dell’articolo 112 c.p.c. (in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3), per avere la corte territoriale erroneamente determinato gli importi riconosciuti a titolo di indennita’ di occupazione in favore del (OMISSIS), in violazione dei limiti della domanda, non avendo quest’ultimo mai rivendicato la determinazione delle somme allo stesso dovute in misura diversa da quella indicata nelle conclusioni principali rassegnate in primo grado, ovvero la maggiorazione delle somme richieste con gli interessi legali dalle singole scadenze mensili al saldo, come invece erroneamente disposto nella sentenza impugnata.

5. Dev’essere preliminarmente rilevata la sussistenza della legittimazione attiva della societa’ ricorrente (OMISSIS) s.p.a. alla proposizione dell’odierno ricorso, avendo la stessa tempestivamente provveduto a comprovare, attraverso la produzione della corrispondente documentazione, ai sensi dell’articolo 372 c.p.c., la propria identita’ di successore a titolo universale della (OMISSIS) s.p.a..

Sul punto, e’ appena il caso di richiamare l’insegnamento della giurisprudenza di legittimita’, ai sensi del quale, in tema di impugnazione per cassazione, al fine dell’ammissibilita’ del ricorso proposto da soggetto che non e’ stato parte del giudizio di merito, questi deve allegare la propria legitimatio ad causam e fornirne la dimostrazione per essere subentrato nella medesima posizione del proprio dante causa. Cosi’, ove ricorrente sia una societa’ che assuma di derivare, per fusione o trasformazione, da altra societa’ che aveva partecipato al giudizio, questa deve dare la dimostrazione della sua derivazione dalla societa’ preesistente. Tale dimostrazione e’ consentita anche in sede di legittimita’ e puo’ fornirsi mediante rituale deposito e comunicazione alla parte avversaria di copia degli atti relativi al procedimento di trasformazione o fusione (Sez. L, Sentenza n. 17681 del 14/08/2007, Rv. 599935 – 01).

In particolare, poiche’ la facolta’ di proporre impugnazione spetta solo ai soggetti partecipi del precedente grado di giudizio, nel quale siano rimasti soccombenti, chi intende proporre ricorso per cassazione nell’asserita qualita’ di successore del soggetto che partecipo’ al precedente giudizio di merito deve provare, tramite le produzioni consentite dall’articolo 372 c.p.c., a pena di inammissibilita’ del ricorso medesimo, i fatti costitutivi della propria qualita’ (cfr. Sez. 2, Sentenza n. 15352 del 25/06/201, Rv. 613693 – 01).

6. Nel merito del ricorso, osserva il collegio come i primi tre motivi di censura siano fondati e suscettibili di assorbire la rilevanza del quarto.

Al riguardo – ferma l’irritualita’ dell’attribuzione di efficacia giuridica a un provvedimento giudiziale mai acquisito al giudizio (ne’ in originale, ne’ in copia, autentica o meno), avendo la corte d’appello fondato la propria pronuncia sull’interpretazione di un provvedimento giudiziario ricostruito sulla base di una relazione del curatore fallimentare, senza aver preliminarmente dato atto dello smarrimento o, in ogni caso, dell’impossibilita’ di acquisizione di detto provvedimento -, varra’ riconoscere valore decisivo al principio – consolidato nell’interpretazione di questa corte – in forza del quale ai provvedimenti emessi dal giudice delegato in sede di ricostruzione dello stato passivo deve riconoscersi un valore meramente endofallimentare.

Secondo il richiamato insegnamento, infatti, il decreto del giudice delegato di ammissione di un credito allo stato passivo del fallimento, emesso ai sensi della L. Fall., articolo 97, ha natura giurisdizionale, da esso derivando un’efficacia preclusiva esclusivamente endofallimentare, non spiegando, detto decreto, alcuna efficacia nel giudizio promosso dal creditore nei confronti di persona coobbligata del fallito (Sez. 2, Sentenza n. 3550 del 11/03/2003, Rv. 561071 – 01).

In particolare, in tema di definitiva formazione dello stato passivo, l’accertamento dei diritti dei creditori conseguente al decreto di esecutivita’ emesso L. Fall., ex articolo 97, dal giudice delegato non ha valore di giudicato al di fuori del fallimento, in quanto detto provvedimento ha effetto preclusivo soltanto durante la procedura fallimentare, implicando che, in corso di essa, non possono essere proposte dal creditore e dal debitore, ad un giudice diverso da quello fallimentare, le questioni riconducibili al credito ammesso al passivo, come pure alla validita’ ed opponibilita’ del titolo da cui esso deriva (Sez. 1, Sentenza n. 12638 del 09/06/2011,Rv. 618315 – 01; Sez. L, Sentenza n. 13778 del 15/06/2006, Rv. 590261 – 01; Sez. 1, Sentenza n. 664 del 22/01/1997, Rv. 501953 – 01).

Cio’ posto, escluso il valore di giudicato – o comunque l’irretratta-bilita’ – di quanto determinato nel provvedimento del giudice delegato al fallimento della (OMISSIS), al fine di pervenire all’accertamento del credito del (OMISSIS) nei confronti della (OMISSIS), la corte territoriale avrebbe dovuto procedere all’identificazione del fatto giuridico in forza del quale quest’ultima avrebbe direttamente assunto una posizione debitoria (sia essa d’indole corrispettiva, indennitaria o meramente risarcitoria) nei confronti del (OMISSIS), non potendosi, in difetto, attribuire alla (OMISSIS) alcuna forma di rapporto o di relazione, sia pure di fatto, con il bene immobile dell’odierno controricorrente.

In breve, non essendo emerso alcun fatto suscettibile di attribuire alla (OMISSIS) un rapporto materiale diretto (sia esso di natura possessoria, detentiva o di mera occupazione sine titulo) con il fondo del (OMISSIS) (tale non potendo essere la semplice indicazione del giudice delegato al fallimento della (OMISSIS) di un termine per la liberazione dell’immobile, pena l’assunzione dei conseguenti oneri economici), del tutto erroneamente la corte territoriale ha accertato l’esistenza del credito del (OMISSIS) nei confronti della (OMISSIS), in violazione delle norme di legge in questa sede richiamate dalla societa’ ricorrente.

Sulla base di tali premesse, escluso il ricorso di alcun credito del (OMISSIS) nei confronti della (OMISSIS), il provvedimento monitorio originariamente emesso in favore del (OMISSIS) nei confronti di quest’ultima societa’ deve ritenersi del tutto carente di fondamento.

7. L’accoglimento dei primi tre motivi di ricorso, con l’assorbimento del quarto, impone la cassazione della sentenza impugnata in relazione ai motivi accolti.

Ai sensi dell’articolo 384 c.p.c., comma 2, decidendo la causa nel merito (non essendo necessari ulteriori accertamenti in fatto) e in accoglimento dell’opposizione proposta dalla (OMISSIS) s.p.a., dev’essere disposta la revoca del decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Messina nei confronti della (OMISSIS) s.p.a. per il pagamento in favore di (OMISSIS) della somma di Euro 15.906,87, oltre accessori.

In virtu’ della soccombenza, dev’essere disposta la condanna di (OMISSIS) al rimborso, in favore della (OMISSIS) s.p.a., delle spese di tutti i gradi e le fasi del giudizio, secondo la liquidazione di cui al dispositivo.

P.Q.M.

Accoglie i primi tre motivi del ricorso; dichiara assorbito il quarto; cassa la sentenza impugnata in relazione ai motivi accolti e, decidendo nel merito ai sensi dell’articolo 384 c.p.c., in accoglimento dell’opposizione proposta dalla (OMISSIS) s.p.a., revoca il decreto ingiuntivo opposto.

Condanna (OMISSIS) al rimborso, in favore della (OMISSIS) s.p.a., delle spese di tutti i gradi e le fasi del giudizio, liquidate: in complessivi Euro 3.000,00, di cui Euro 100,00 per esborsi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15% e agli accessori come per legge, in relazione al giudizio di primo grado; in complessivi Euro 2.000,00, di cui Euro 100,00 per esborsi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15% e agli accessori come per legge, in relazione al giudizio di appello; in complessivi Euro 3.100,00, di cui Euro 200,00 per esborsi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15% e agli accessori come per legge, in relazione al giudizio di legittimita’.

Ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1-quater, da’ atto della non sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma dello stesso articolo 13, comma 1-bis.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Avv. Umberto Davide

Fare un ottimo lavoro: questo è il mio lavoro! Su tutte, è indubbiamente, la frase, che meglio mi rappresenta. Esercitare la professione di Avvocato, costituisce per me, al tempo stesso, motivo di orgoglio, nonchè costante occasione di crescita personale, in quanto stimola costantemente le mie capacità intellettuali. Essere efficiente, concreto e soprattutto pratico, nell’affrontare le sfide professionali, offrendo e garantendo, al tempo stesso, a tutti coloro che assisto, una soluzione adatta e soprattutto sostenibile, alle questioni che mi presentano e mi affidano, questo è il mio impegno.