l’attribuzione alle commissioni tributarie – a norma del Decreto Legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, articolo 2, come sostituito dalla L. 28 dicembre 2001, n. 448, articolo 12, comma 2, – della cognizione di tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie, ivi incluse, quindi, quelle in materia di tasse automobilistiche, si estende ad ogni questione relativa all’an o al quantum del tributo, arrestandosi unicamente di fronte agli atti della esecuzione tributaria; ne consegue che anche l’eccezione di prescrizione, quale fatto estintivo dell’obbligazione tributaria, rientra nella giurisdizione del giudice che abbia giurisdizione in merito alla predetta obbligazione

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Corte di Cassazione, Sezioni Unite civile Sentenza 13 giugno 2017, n. 14648

Integrale

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONI UNITE CIVILI

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RORDORF Renato – Primo Presidente f.f.

Dott. AMOROSO Giovanni – Presidente di Sez.

Dott. VIVALDI Roberta – Presidente di Sez.

Dott. CAMPANILE Pietro – Consigliere

Dott. D’ANTONIO Enrica – Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico – Consigliere

Dott. DE CHIARA Carlo – Consigliere

Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere

Dott. GIUSTI Alberto – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso 22782/2015 proposto da:

(OMISSIS) S.P.A., (gia’ (OMISSIS) s.p.a.), Agente della Riscossione per la Provincia di Palermo, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentata e difesa dall’avvocato (OMISSIS);

– ricorrente –

contro

CURATELA DEL FALLIMENTO DI (OMISSIS), NONCHE’ DELLA SOCIETA’ DI FATTO FORMATA TRA IL MEDESIMO E (OMISSIS), quest’ultimo dichiarato, per l’effetto, fallito anche personalmente, in persona del Curatore pro tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, presso la CANCELLERIA DELLA CORTE DI CASSAZIONE, rappresentata e difesa dall’avvocato (OMISSIS);

– controricorrente –

avverso il decreto n. 4583/2015 del TRIBUNALE di PALERMO, depositato il 27/08/2015;

Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 23/05/2017 dal Consigliere Dott. ROSA MARIA DI VIRGILIO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. MATERA Marcello, che ha concluso per l’accoglimento del ricorso;

uditi gli avvocati (OMISSIS) e (OMISSIS).

FATTI DI CAUSA

Con decreto depositato il 27/8/2015, il Tribunale di Palermo, in parziale accoglimento dell’opposizione allo stato passivo proposta da (OMISSIS) s.p.a. nei confronti del Fallimento di (OMISSIS) nonche’ della societa’ di fatto tra (OMISSIS) e (OMISSIS), ha ammesso la ricorrente al passivo del Fallimento di (OMISSIS) in relazione alla domanda cron. n. 6 in privilegio per Euro 820.903,31, ed in chirografo per Euro 88.153,69, ed al passivo del fallimento di (OMISSIS) in relazione alla domanda cron. n. 3 in privilegio per Euro 59,39 ed in chirografo per Euro 681,65; ha condannato l’opponente alle spese del giudizio.

Nello specifico, il Tribunale ha respinto l’eccezione di difetto di giurisdizione a conoscere dell’eccezione, sollevata dal curatore, di prescrizione dei crediti tributari dopo la notifica della cartella, ritenendo che, ai sensi del Decreto Legislativo del 31 dicembre 1992, n. 546, articolo 2, la competenza giurisdizionale del giudice tributario si esaurisce insieme ed in conseguenza della sopravvenuta incontrovertibilita’ della pretesa, che si determina con la notifica della cartella non seguita da impugnazione; ha ritenuto non provata la notificazione della cartella ovvero dell’intimazione di pagamento, alla stregua della mera distinta di accettazione dell’Ufficio Postale priva dell’indicazione dell’indirizzo di destinazione della raccomandata e che il credito tributario a seguito della notifica della cartella esattoriale e’ soggetto alla prescrizione breve prevista per il singolo tributo e non a quella decennale.

Cio’ posto, il Tribunale ha valutato le singole istanze di ammissione, ed ha accolto l’eccezione di prescrizione: quanto alle domande n. 2 e 3, per i crediti di cui alle cartelle indicate; per la domanda n. 4, in relazione alle cartelle indicate, e, quanto alle cartelle contraddistinte dai numeri finali 2645 e 5353, ha escluso il perfezionamento della notificazione, attesa la necessita’ Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, ex articolo 60 di avvisare il contribuente mediante lettera raccomandata dell’avvenuta consegna della cartella, in plico chiuso e senza indicazioni all’esterno del contenuto, ad un familiare reperito in uno dei luoghi indicati dall’art.139 cod. proc. civ.; per le domande di cui ai n.7, 9 e 10.

Ha accolto l’eccezione di prescrizione altresi’ per i crediti di cui alle domande di ammissione nei confronti del passivo personale del (OMISSIS), per le domande di cui alle istanze nn. 1, 2 e parzialmente per le domande di cui all’istanza n. 3.

Il Tribunale ha infine condannato l’opponente alle spese, considerato che la parte aveva fornito solo nel giudizio di opposizione la prova del credito che aveva portato all’accoglimento della domanda di ammissione di cui al cron. N.6, corrispondente al credito di Euro 909.057,00.

(OMISSIS) s.p.a. ha proposto ricorso ex articolo 360 cod. proc. civ., sulla base di quattro motivi.

Il Fallimento si e’ difeso con controricorso, illustrato con memoria.

RAGIONI DELLA DECISIONE

Col primo motivo, (OMISSIS) s.p.a. denuncia, quale vizio ex articolo 360 cod. proc. civ., n. 3, la violazione e falsa applicazione del Decreto Legislativo n. 546 del 1992, articolo 2, sostenendo che spetta al giudice tributario, che e’ fornito di giurisdizione sull’obbligazione tributaria, conoscere dell’eccezione di prescrizione, quale fatto estintivo dell’obbligazione, e che la cartella o il sollecito di pagamento inviati al contribuente non possono ritenersi atti dell’esecuzione forzata tributaria, sui quali difetterebbe la giurisdizione del giudice tributario, ai sensi del Decreto Legislativo n. 546 del 1992, articolo 2.

Col secondo motivo, la ricorrente si duole della pronuncia impugnata laddove ha ritenuto applicabile ai crediti portati nelle cartelle non impugnate il termine di prescrizione breve, in violazione degli articoli 2953 e 2946 cod. civ., L. 8 luglio 1995, n. 335, articolo 3, comma 9, articolo 1219 cod. civ., Decreto Legislativo n. 546 del 1992, articoli 2 e 19 e dell’orientamento di legittimita’, da cui la mancata maturazione del termine decennale di prescrizione non essendo decorso il decennio tra la notifica della cartella o dell’ultimo atto interruttivo e la trasmissione della domanda di insinuazione.

Col terzo, denuncia l’erroneo presupposto da cui e’ partito il Tribunale, che, in caso di notifica di una cartella di pagamento nelle mani di un familiare convivente, debba seguire l’adempimento dell’avviso al destinatario mediante lettera raccomandata, adempimento necessario invece nel caso di consegna al portiere o al vicino di casa.

Col quarto, si duole della violazione o falsa applicazione degli articoli 91 e 92 cod. proc. civ., per essere stata condannata alle spese, pur essendo vittoriosa per la maggior parte dei crediti, non vertendosi in un caso di soccombenza reciproca, potendo il Giudice al piu’ compensare le spese.

Posta l’ammissibilita’ del ricorso ex articolo 366 cod. proc. civ., comma 1, n. 3, attesa la sufficienza dell’esposizione sommaria dei fatti di causa, alla stregua in particolare di quanto riportato alle pagine 5,6,7 e 8 del ricorso, in relazione ai crediti ammessi in sede di stato passivo, al contenuto dell’opposizione ex articolo 98 L.F. ed alla decisione impugnata, va esaminato il primo motivo.

La questione di diritto posta e’ chiara; la ricorrente sostiene che nel caso valga il principio generale, secondo cui spetta al giudice fornito di giurisdizione sull’obbligazione tributaria conoscere dell’eccezione di prescrizione, quale fatto estintivo dell’obbligazione, e che non si rientri nell’esenzione di cui al Decreto Legislativo n. 546 del 1992, articolo 2, atteso che la cartella di pagamento o il sollecito di pagamento non possono essere qualificati come atti dell’esecuzione forzata (l’articolo 2 cit. cosi’ dispone nella parte che qui interessa: “Appartengono alla giurisdizione tributaria tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie comunque denominati, compresi quelli regionali, provinciali e comunali e il contributo per il Servizio sanitario nazionale…Restano escluse dalla giurisdizione tributaria soltanto le controversie riguardanti gli atti della esecuzione forzata tributaria successivi alla notifica della cartella di pagamento e, ove previsto, dell’avviso di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, articolo 50, per le quali continuano ad applicarsi le disposizioni del medesimo decreto del Presidente della Repubblica”).

Il motivo e’ fondato.

Come infatti affermato nella pronuncia Sez. U. 19/11/2007, n. 23832, l’attribuzione alle commissioni tributarie – a norma del Decreto Legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, articolo 2, come sostituito dalla L. 28 dicembre 2001, n. 448, articolo 12, comma 2, – della cognizione di tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie, ivi incluse, quindi, quelle in materia di tasse automobilistiche, si estende ad ogni questione relativa all’an o al quantum del tributo, arrestandosi unicamente di fronte agli atti della esecuzione tributaria; ne consegue che anche l’eccezione di prescrizione, quale fatto estintivo dell’obbligazione tributaria, rientra nella giurisdizione del giudice che abbia giurisdizione in merito alla predetta obbligazione (si trattava di un caso in cui il fatto estintivo opposto era sopravvenuto alla formazione del titolo esecutivo costituito dalla cartella esattoriale ed e’ stata inoltre esclusa l’appartenenza del sollecito di pagamento inviato al contribuente agli atti dell’esecuzione forzata, potendosi assimilare invece all’avviso di mora di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 50, comma 2, che e’ impugnabile davanti alle commissioni tributarie).

Ed in senso conforme, si richiama la successiva pronuncia Sez. U. del 3/5/2016, n. 23832.

Il principio sopra esposto va rapportato al caso di specie, e calato pertanto nella specifica disciplina concorsuale.

Secondo il Fallimento, come piu’ in dettaglio precisato in memoria, posto che nella procedura fallimentare vigono il divieto di azioni esecutive individuali, ex articolo 51 L. Fall., ed il concorso e l’accertamento dei crediti ex articolo 52, ne consegue che, esclusa la riscossione dei crediti tributari portati dai ruoli secondo le regole ordinarie della esecuzione esattoriale, automaticamente devono ritenersi rientrare nella giurisdizione del giudice delegato in sede di verifica dei crediti, o del tribunale in sede di opposizione allo stato passivo e di insinuazione tardiva, le controversie riguardanti i fatti estintivi dell’obbligazione tributaria sopravvenuti alla formazione del titolo.

A detta interpretazione, che sostanzialmente tende a subordinare totalmente il profilo della giurisdizione sulla cognizione alla disciplina concorsuale, non puo’ prestarsi adesione, dovendosi individuare lo specifico meccanismo di raccordo tra i due profili nell’ammissione con riserva, prevista dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, articolo 88, comma 2, come modificato dal Decreto Legislativo 26 febbraio 1999, n. 46, e nella procedura concorsuale dall’articolo 96, comma 2, L. Fall..

E l’avere il giudice fallimentare, fornito di giurisdizione sulla domanda di ammissione dei crediti di (OMISSIS), conosciuto dell’eccezione di prescrizione, spettante al giudice tributario, senza la necessaria clausola di riserva, configura questione di giurisdizione, segnando il debordamento dai limiti della giurisdizione propria.

V’e’ infine da rilevare che rientra nel potere officioso giudiziale l’ammissione con riserva.

Come infatti affermato nella pronuncia del 30/10/2013, n. 24539 (ed in senso conforme, la successiva sentenza del 27/10/2016, n. 21744), in tema di formazione dello stato passivo, l’apposizione di una condizione all’ammissione del credito costituisce un potere officioso del giudice di merito, il quale, pertanto, accogliendo una domanda di insinuazione, puo’ sia apporvi una condizione eventualmente prevista dalla legge e risultante dagli atti, sia rettificare l’indicazione della circostanza condizionante ivi erroneamente prospettata.

L’accoglimento del primo motivo comporta l’assorbimento dei motivi secondo, terzo e quarto motivo, che riguardano in ogni caso la cognizione sulla prescrizione dei crediti in oggetto.

Conclusivamente, accolto il primo motivo, assorbiti gli altri, va cassato il decreto impugnato, con rinvio al Tribunale di Palermo in diversa composizione, che si atterra’ al seguente principio di diritto: “Ove in sede di ammissione al passivo sia eccepita dal curatore la prescrizione dei crediti tributari successivamente alla notifica della cartella di pagamento, la giurisdizione sulla controversia spetta al giudice tributario, da cio’ conseguendo in sede fallimentare l’ammissione con riserva del credito in oggetto”.

Il giudice del rinvio provvedera’ anche a statuire sulle spese del presente giudizio.

P.Q.M.

La Corte accoglie il primo motivo, assorbiti gli altri, cassa il decreto impugnato e rinvia al Tribunale di Palermo in diversa composizione, anche per le spese del presente giudizio.

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Avv. Umberto Davide

Fare un ottimo lavoro: questo è il mio lavoro! Su tutte, è indubbiamente, la frase, che meglio mi rappresenta. Esercitare la professione di Avvocato, costituisce per me, al tempo stesso, motivo di orgoglio, nonchè costante occasione di crescita personale, in quanto stimola costantemente le mie capacità intellettuali. Essere efficiente, concreto e soprattutto pratico, nell’affrontare le sfide professionali, offrendo e garantendo, al tempo stesso, a tutti coloro che assisto, una soluzione adatta e soprattutto sostenibile, alle questioni che mi presentano e mi affidano, questo è il mio impegno.